Zantedeschia aethiopica (L.) Spreng. 1826



famiglia: Araceae
sinonimi: Calla aethiopica, Colocasia aethiopica, Richardia africana
nome comune: calla



ETIMOLOGIA: il vecchio nome di calla fu dato da Linneo che lo coniò dal termine greco kalòs (bello). Il nuovo nome generico fu dato da Sprengel nel 1826 in onore di Giovanni Zantedeschi (1773-1846), botanico veronese, autore di opere descrittive della flora del bresciano e del bergamasco. L'attributo specifico aethiopica (dell'Etiopia) si riferisce alla presunta zona d'origine della pianta (ai tempi si denominava indifferentemente come Etiopia tutta la zona a sud dell'Egitto e della Libia)






la calla è una pianta erbacea perenne rizomatosa, delicata, sempreverde o semidecidua, originaria delle zone umide dell'Africa centro-meridionale, alta e larga fino ad un metro. Non resiste a temperature inferiori a +5°C e quindi nelle zone più fredde deve essere coltivata in vaso e riparata in inverno in zona protetta. Nelle zone a clima mite può essere coltivata anche in piena terra, proteggendo la radice con uno strato di paglia in inverno (se ben protetti i rizomi sopravvivono a temperature fino a -8°C).
Predilige posizioni luminose ma riparate dai raggi diretti del sole e vive bene in terreni freschi e fertili, umidi e ricchi di sostanza organica. Durante il periodo vegetativo le annaffiature devono essere abbondanti, possibilmente mantenendo anche i sottovasi pieni d'acqua, mentre dopo la fioritura, quando foglie e fiori cominciano ad ingiallire ed appassire, andranno drasticamente ridotte fino a sospenderle del tutto quando la parte aerea è completamente disseccata.
Un tempo la calla era assai diffusa nei giardini italiani, per la facilità di coltivazione e la bellezza dei fiori. Ultimamente, dopo un periodo di oblìo, la sua coltivazione sta nuovamente prendendo piede, anche per la produzione di fiori da recidere. In certe zone dell'Europa meridionale è sfuggita alla coltivazione e si è ormai naturalizzata
Attualmente è di nuovo molto coltivata, anche industrialmente, soprattutto per essere utilizzata come fiore reciso. Anche le foglie sono spesso utilizzate dai fioristi per le composizioni



la calla è una pianta priva di fusto, con foglie basali che si originano direttamente da un rizoma tozzo ed oblungo, che è un vero e proprio fusto perenne sotterraneo avente funzione di riserva e fornito gi gemme nella sua parte superiore.  Dalle gemme si originano foglie molto grandi (lunghe fino a 50 centimetri e larghe fino a 20), di colore verde più o meno scuro, lucide, astate o sagittate, ovate o cuoriformi, coi margini ondulati, portate da piccioli carnosi lunghi fino a 60-100 centimetri




tra l'inizio della primavera e l'estate compaiono, su fusti eretti privi di foglie, le tipiche infiorescenze che, come in tutte le aracee, sono spatiformi, cioè fornite di una 'spata', una brattea modificata avente funzione vessillifera (che erroneamente viene considerata il fiore), in questo caso bianco-candida ed appariscente, larga fino a 20 centimetri, coi margini revoluti, che avvolge e racchiude al centro uno 'spadice' (l'infiorescenza vera e propria) giallastro e cilindrico, portante i piccolissimi fiori femminili nella parte inferiore e quelli maschili nella parte superiore.
I fiori sono molto durevoli e permangono a lungo sulla pianta
 


ATTENZIONE: tutte le parti della pianta (in particolare le foglie) sono tossiche per l'uomo e per gli animali domestici, in quanto contengono notevoli quantità di rafidi e di ossalati di calcio, che provocano irritazioni alla pelle ed alle mucose per contatto, mentre se ingerite causano sintomi come dolori addominali, vomito e diarrea. Occorre lavarsi molto bene le mani e tutte le parti che entrano a contatto con la pianta, usando liquidi freddi ed emollienti


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